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    Associazione Sviluppo Turistico Valbisenzio

    Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.

    Se hai qualcosa da chiedere, sulla Val di Bisenzio, come itinerari, curiosità o cose da fare o da vedere, non esitare a contattarci, cercheremo di darti i nostri suggerimenti!


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    Ringraziamenti

    Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato per foto, testi e suggerimenti:

    • Alberto Badolati
    • Brunero Lucarini
    • Roberto Fontani
    • Fiorenzo Fallanti
    • Nello Santini
    • Luca Cecconi
    • Lucia Mattei
    • Gianni Cangioli
    • Gaia Spinelli
    • Irene Marchetti
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    • Yuri Storai
    • Luca Bartoli
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    • Marco Mauro Guarducci
    • Mauro Torlai
    • Paolo Novellini
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    • Massimo Innocenti
    • Elia Taddei
    • Filomena Vulcano
    • Francesca Ciuti
    • Riccardo Pagani
    • Francesco Bacci

  • Giro dei rifugi



    Partenza 1: Cascina di Spedaletto

    Centro Visite, gestito attualmente dall’Associazione Passione Natura Biobiettivi, e agriturismo, gestito dalla famiglia Iori (che lavora con la pastorizia nell’area della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo dagli anni ’50, quando, su invito dei Guicciardini, si trasferì dal pistoiese alla cascina Le Barbe), Cascina di Spedaletto rappresenta la porta di accesso più vicina alla piana pratese-pistoiese.

    L’edificio, la cui origine si riconduce ad epoca medievale, doveva essere, in passato, uno “spedale” ovvero un luogo dove il viandante trovava ristoro e protezione durante i lunghi spostamenti. La struttura è infatti situata su un importante crocevia fra la valle dell’Agna, del Bisenzio e della Limentra. Proprio nei prati adiacenti alla cascina in passato, in occasione del giorno di Sant’Anna, il 26 luglio, gli abitanti delle tre vallate si ritrovavano per vendere le mercanzie e per una festa che durava fino a tardi, con musica, cibo e tanto vino che in alcuni casi portava a risse fra uomini, tanto da essere denominata “la festa dei cazzotti”.

    Cascina di Spedaletto faceva parte del sistema di edifici rurali che, insieme ai terreni gran parti confluiti nel demanio regionale, appartenevano ai conti Bardi, prima, e poi ai Guicciardini, che con la fattoria di Luogomano amministravano la zona. Accanto alla Cascina, una lapide nel piccolo oratorio dedicato a Sant’Anna ricorda i primi proprietari, i Conti Bardi, che ristrutturarono la cappella a metà del 1700.


    Cascina di Spedaletto


    Crinale verso Pian della Rasa

    Sopra Cascina di Spedaletto parte un sentiero che in poco tempo arriva sul crinale. Siamo sullo spartiacque: i torrenti che scendono dal versante est portano il loro contributo al Bisenzio, che sfocerà nel Mar Tirreno, quelli che scendono dalla parte ovest finiranno nella Limentra Orientale, le cui acque arrivano nel Mar Adriatico. I due fiumi, con i primi corsi d’acqua che li formano, sono infatti i confini geografici della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo. Anche la numerazione dei sentieri Cai, sui due versanti, è indicativa del limite geografico: i sentieri ad est hanno numero pari, quelli ad ovest hanno numero dispari. Fra faggete e rimboschimenti di conifere su entrambi i versanti, il sentiero si avvia verso la cima più alta della Riserva, il monte Bucciana (la sommità più alta della provincia di Prato interamente nei confini provinciali). Lungo il percorso, avvallamenti e una croce ricordano il periodo del passaggio del fronte, quando le postazioni militari tedesche avevano occupato la zona per la Linea Gotica e da lì partivano i bombardamenti verso la pianura sottostante. Una nevaia, nei pressi di Cerbiancana, serviva in antichità a custodire il ghiaccio per le cascine. Poco sotto, una sorgente fornisce la prima goccia d’acqua al Fosso de Le Barbe e quindi al Bisenzio.

    Dopo vari crocevia, con sentieri che portano da un lato verso il Faggione di Luogomano (ormai caduto, ma resta il toponimo) e Cantagallo e dall’altro verso il Monachino, fra salite e discese, superato il promontorio de La Pigna, si arriva dopo un tratto pianeggiante al Pian della Rasa.



    Partenza 2: Pian della Rasa

    Poco fuori dalla Riserva Naturale Acquerino Cantagallo, il Pian della Rasa con le sue radure e le conifere (piantate nel secolo scorso su aree dedicate al pascolo) ricorda molto il paesaggio alpino. Sotto la conca che separa il Monte Cicialbo dal Poggio Cicialbo si trova il pianoro che ospita il Rifugio Luigi Pacini, costruito negli anni ’30 del 1900 su un terreno donato al Cai dal socio onorario Pacini, geometra fiorentino che passava gran parte dell’anno a Cantagallo, dev'era nato (alla sua morte, nel 1946, molti dei suoi possedimenti passarono al Comune di Cantagallo per sua volontà). Il rifugio, che appartiene ala sezione pratese del Cai, ha alcune camerate per il pernottamento, un bar e la sala ristorante. Sul lato che guarda la vallata della Limentra c’è un piccolo bivacco sempre aperto, con tavolo e stufa.

    Dal Rifugio Pacini il percorso torna un poco indietro: al Passo del Treppio si lascia il sentiero di crinale per scendere verso il paese di Cantagallo, dove si giunge su un tratto di strada asfaltata.



    Partenza 3: Centro Visite di Cantagallo

    Il Centro Visite di Cantagallo è stato realizzato in un vecchio edificio donato alla comunità dal cavaliere Luigi Pacini e attrezzato dal Comune a servizio della Riserva diversi anni fa. Ospita un grande salone per conferenze e pranzi e salette ai piani superiori con alcuni pannelli didattici. Si trova al centro del paese di Cantagallo, una volta importante insediamento rurale, con botteghe, un ristorante, la scuola e una discoteca all’aperto, rimasta attiva fino a pochi anni fa. Posizionato sulla Linea Gotica, il paese fu fatto esplodere quasi completamente dal passaggio del fronte: poche case rimasero in piedi, nel 1944, e anche l’antica chiesa, dedicata a San Michele venne danneggiata dalle esplosioni e incendiata.


    Da Cantagallo a Cave

    Lasciato il Centro Visite alle nostre spalle, prendiamo la strada sterrata che porta verso il ponte sul rio di Ceppeta e all’incrocio col Cai 438. Da lì prendiamo il primo sentiero sulla destra, il Sentiero Botanico: realizzato diversi anni fa, è in cattivo stato di manutenzione e le piante ancora descritte sulla poca segnaletica rimasta sono quelle tipiche del territorio. Dopo aver superato dei bei castagneti, si arriva a Cave.


    Cave

    Rifugio e laboratorio ambientale ristrutturato insieme alle altre cascine alla fine del secolo scorso, ospita diverse camerate e una sala da pranzo.E’ immerso in un castagneto secolare, principale fonte di reddito, insieme alla pastorizia e all’allevamento di bovini, dei contadini che ci abitavano fino a poco dopo la metà del secolo scorso. Il rifugio è completamente autonomo: l’acqua che entra nell’edificio e che sgorga dalla fontana vicina alla Cascina arriva purissima dalla Fonte Fresca (una sorgente perenne lungo la strada per Cerliano), il calore è fornito da una stufa a legna che grazie ad una pompa fornisce acqua calda ai radiatori e l’energia necessaria è realizzata da pannelli fotovoltaici. E’attualmente gestito dalla sezione pratese di Legambiente, che organizza escursioni, fine settimana tematici e campi estivi per i bambini.


    Da Cave a Cascina Le Barbe

    Da Cave prendiamo la strada forestale che conduce a Luogomano, a Le Barbe e al passo degli Acquiputoli: siamo nel cuore della Riserva Naturale Acquerino Cantagallo, lungo un percorso che veniva utilizzato dagli abitanti di Cantagallo per recarsi nel pistoiese. La strada corre quasi parallela al sentiero Cai 00 di crinale: è una via di mezza costa che passa attraverso faggete, rimboschimenti di conifere e ampie radure, con scorci mozzafiato sul panorama circostante. Lungo il percorso troviamo diversi edifici, qualcuno in stato di rovina. Il primo che troviamo è Cerliano, sede di una grande fattoria appartenuta a Luigi Pacini andata completamente distrutta durante la ritirata tedesca. Quel che resta del complesso, la cannicciaia, è stato adibito a bivacco per viandanti (sempre aperto). Accanto, la Fonte Santa, su cui sono state narrate diverse leggende. Dopo Cerliano troviamo il Casotto del Bindini, utilizzato come magazzino e bivacco dagli operai forestali, e altri edifici, utilizzati in passato perlopiù per ricovero di pastori e bestiame, come il Casotto di Giulio ( in alto, poco prima de Le Barbe, aperto come bivacco per gli escursionisti).

    Radura acquerino


    Le Barbe

    Grande edificio appartenuto alla tenuta di Luogomano (Guicciardini) che possedevano in zona 4 cascine ( Le Barbe, Cascina di Spedaletto, il Podere del Vallone, il Campaccio). Ci abitavano nel secolo scorso diverse famiglie, dedite alla coltivazione di grano, orzo, patate e segale e all’allevamento di pecore e vacche. Vicino alla struttura una fonte perenne forniva acqua fresca per la burraia e si versa nel fosso sottostante, Le Barbe, che molto più in giù, all’inizio di una vallata molto stretta e suggestiva, si unisce al torrente Trogola per formare il Bisenzio. L’edificio è attualmente destinato in parte a magazzino per l’Unione dei Comuni e in parte a bivacco sempre aperto per escursionisti. All’interno grandi tavoli, panche e un camino.


    Da Le Barbe a Vespaio

    La strada corre fra curve e rettilinei, in una vegetazione di querce, castagni e faggi, e tra i torrenti che, scendendo dal crinale, vanno ad alimentare con le loro acque il Fosso de Le Barbe.

    La Cascina di Vespaio appare dopo una lieve discesa: appartenuta alla nobile famiglia Borghese e alla Fattoria di Javello, il corpo dell’edificio comprendeva più strutture, utilizzate per allevamento e per la castanicoltura (in stato di rudere le cannicciaie sottostanti). Dotato di burraia e di una fonte d’acqua freschissima, dopo il restauro il Vespaio è stato adibito a rifugio per escursionisti, che possono trovare ospitalità per un pasto o per dormire. La gestione è attualmente in mano ai monaci esicasti dell’Abbazia di Montecuccoli, che hanno ricavato in una delle sale da pranzo una cappella per chi voglia utilizzare il luogo per ritiri spirituali.


    Partenza 3:Vespaio Passo degli Acandoli – Poggio Alto

    Da Vespaio la strada forestale sale verso il Passo degli Acandoli, dove una sbarra indica il confine con il Comune di Montale e il termine dell’area protetta. Continuiamo in salita, verso destra e verso la chiusura dell’anello. Una via di mezzacosta si inerpica fra boschi di conifere e faggi, con belle viste sulla piana pratese e pistoiese, proprio sotto la cima di Poggio Alto: una targa sulla vetta ricorda i caduti della sanguinosa battaglia che si consumò in quel luogo, dove trovarono la morte sia soldati dell’esercito tedesco che quelli delle truppe del Commonwealth arrivate in Italia per la Liberazione.

    Dopo aver attraversato la strada che collega Tobbiana di Montale con la Riserva, si giunge in breve a Cascina di Spedaletto.

    20210318 150005

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