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    Associazione Sviluppo Turistico Valbisenzio

    Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.

    Se hai qualcosa da chiedere, sulla Val di Bisenzio, come itinerari, curiosità o cose da fare o da vedere, non esitare a contattarci, cercheremo di darti i nostri suggerimenti!


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    Ringraziamenti

    Un ringraziamento speciale a chi ha collaborato per foto, testi e suggerimenti:

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  • Fabio, Faltugnano e Savignano

    Fabio

    Citato in diversi documenti medievali, Fabio ha origine romana, come dice il toponimo. Qui è ancora visibile, trasformato in casa colonica ad uso di fattoria locale, un complesso sorto, probabilmente, su una “villa rurale” romana (ne conserva anche il nome), di quelle in cui lavoravano gli schiavi. Lungo la strada di mezzacosta, davanti ad essa sorse la chiesa medievale in epoca longobarda (se ne conservano documenti), fino a diventare una curtis controllata dai conti Alberti feudatari fino al 1124.

    La chiesa di S. Martino apparteneva al piviere di Sofignano e risulta già nominata in un documento del 1086. Si tratta di un piccolo edificio, con campaniletto a vela: fu patronato dei Bizzocchi di Prato, di cui resta uno stemma in pietra arenaria.

    In questa zona i possessi erano tutti di famiglie pratesi, che facevano coltivare da mezzadri i terreni fertili, allevando soprattutto pecore. E utilizzando numerosi stradelli di pastura per risalire fino alla sommità dei prati della Calvana.

    Davanti alla chiesa si staglia la sagoma del poggio del Maglio, roccioso e ancora allo stato selvatico, che chiude la conca della Briglia ed è delimitato dal torrente Nosa proveniente da settentrione, dalla zona di Savignano. Sotto il poggio del Maglio, sul quale nel medioevo sorgeva una fortificazione, si vede l’insediamento, oggi ristrutturato, che in antico apparteneva agli Strozzi, signori fiorentini: si trattava di un complesso adibito, già prima del 1490, a casa di campagna di Filippo Strozzi. La sua famiglia ne mantenne il possesso, assieme a quello dei poderi della Fontana e del Montino, fino al 1848, quando passarono agli Sloane e agli Hall, imprenditori inglesi che dettero vita alla Briglia alla fonderia di rame minerale.

    Lungo la strada che da Fabio raggiunge Savignano si trova villa Cipriani (oggi agriturismo), nata su una torre longobarda ancora visibile, in spugno (tufo) che è un materiale caratteristico della zona, perché estratto lungo il torrente Nosa, in terreni calcarei. La fortificazione era stata costruita per controllare gli accessi ed era collegata con segnali luminosi di notte e falò di giorno con le altre due torri di avvistamento dell’area più prossima (Maglio e Altociglio). Fu nel medioevo proprietà Ferracani e solo nell’ottocento adibita a villa signorile di campagna (denominata Villa Adelina) con i Cipriani, di cui sono eredi gli attuali proprietari.

    Da qui parte una bella strada bianca fino a Savignano, detta la via degli Schizzi.


    Curiosità e suggerimenti utili

    Suggeriamo una camminata di relax lungo la via degli Schizzi. Si tratta di una larga strada bianca, percorribile anche con mezzi rotabili, che si inoltra nella gola che il torrente Nosa forma tra il poggio del Maglio e i monti della Calvana.Il costone di roccia sedimentaria che si innalza su quest’ultimo versante si è innalzato dai fondali marini milioni di anni fa. Nelle fenditure sono nate piante di orniello, quando si sono nel tempo allargate con lo scorrere delle acque piovane: il primo stadio per la nascita di una grotta (e la presenza di grotte è tipica della Calvana).

    La strada è chiamata via degli Schizzi perché presenta un fenomeno caratteristico in certe giornate d’inverno: spruzzi d’acqua a cascata, che dal versante della Calvana precipitano verso la Nosa sottostante. Uno spettacolo di meravigliosa suggestione dovuto ad un fenomeno noto: le acque piovane filtrano nel terreno carsico e, dopo aver riempito i depositi interni della montagna partendo dalle doline della sommità, quando essi sono pieni, traboccano sulla strada e sul torrente.

    Dopo una breve salita, oltrepassate due querce, sul lato a monte, ecco dalla parte della Nosa sottostrada una Fillirea monumentale davanti alla quale fermarsi per ammirare una pianta tipica della macchia mediterranea, che ha impiegato un centinaio di anni per giungere a queste dimensioni.

    Proseguendo la strada giunge ad un caratteristico attraversamento a guado di un fosso che scende dalla Calvana, per passare poi davanti a quello che era il mulino di Savignano (oggi ristrutturato in abitazione).




    Faltugnano

    Insediamenti di epoca etrusca e romana sono testimoniati in questa zona da rinvenimenti archeologici, proprio nell’area dove in seguito sorsero le due dimore signorili gemelle (villa Ricci e villa Organi). Anche il toponimo (da Faltennius, probabilmente nome proprio etrusco poi romanizzato) rimanda a tali origini.

    In seguito Faltugnano diventò una delle 48 ville del contado pratese, in una zona agricola assai fertile, percorsa da una fitta rete viaria e delimitata da possessi diversi. Nel Plantario del 1584 comparivano i nomi di famiglie nobili come i Rucellai, i Migliorati, i Salviati, più tardi anche i conti Organi, che si affermarono nel XVII e XVIII secolo.

    Numerosi appezzamenti afferivano direttamente alla chiesa di Faltugnano, che era stata dedicata ai santi Giusto e Clemente. Compresa nel piviere di Sofignano, compare già in numerosi documenti del XII secolo. Fu però nel Quattrocento che questa zona attrasse l’interesse di nobili e ricchi mercanti fiorentini.

    La chiesa divenne patronato dei Vinaccesi che si erano assicurati i possessi di zone più basse, prossime al fiume Bisenzio. Il loro stemma gentilizio (policromo riferibile alla fine del XII e all’inizio del XIII secolo) troneggia sulla facciata dell’edificio religioso, ove si alternano stili architettonici e materiali di epoche diverse: dal romanico della facciata laterale della canonica, con archi a tutto sesto, al tamponamento murario di fattura posteriore. Il coro interno ha una volta quattrocentesca.

    Delle due ville in posizione superiore alla chiesa, villa Organi ha una costruzione chiaramente medievale, da casa-torre, in bella pietra della Calvana. Elementi tipici del Duecento compaiono nelle finestre strette con archi a tutto sesto. Dopo gli Organi passò nelle mani dei Palestrini e dei Calamai.

    La villa Ricci, che guarda a settentrione, ha linee cinquecentesche e decorazioni di un paio di secoli più tarde. Costruita dai Migliorati, fu per un lungo periodo residenza della famiglia Ricci, nobile famiglia fiorentina.


    Curiosità e suggerimenti

    Il borgo di San Leonardo e quello diruto di Parmigno, sulla strada di Valibona.

    Per raggiungere il borgo di S. Leonardo basta voltare a sinistra, appena saliti a Faltugnano, sulla strada comunale (asfaltata) che raggiunge il borgo prevalentemente ristrutturato a scopo abitativo: ad eccezione della chiesa che necessita di un intervento importante ed appare in grave stato di degrado.

    Un borgo panoramico, nella pace e nel silenzio della natura, a cui è stata data per le scelte della vecchia amministrazione nuova vita ed uno (quello di Parmigno) nella desolazione dell’abbandono: sulla strada che conduce a Valibona, luogo di raduni ed escursioni della memoria, soprattutto a ricordo della prima battaglia partigiana (3 gennaio 1944) qui combattuta. Da pochi anni è stato realizzato dalle istituzioni un edificio che contiene memoria e documentazione di questi fatti, sul fienile nel quale si era rifugiato Lanciotto Ballerini (ucciso nel conflitto dai repubblichini fascisti) che era a capo dei partigiani.

    Particolarmente suggestivo è l’impatto con la Faltugnano vissuta, ossia di coloro che la abitano stabilmente e coloro (a cominciare da Villa Organi) che offrono la possibilità ai turisti di conoscerla per un soggiorno davvero di ottimo livello, nella condivisione di uno stile di vita.




    Savignano

    L’area di Savignano ha avuto sicuramente insediamenti etruschi e romani: lo attestano i ritrovamenti settecenteschi di monete e amuleti documentati nella straordinaria esperienza del Museo Buonamiciano che il canonico Innocenzo Buonamici, appassionato di antichità, creò a Prato nel XVIII secolo. Purtroppo questi reperti, che si accompagnavano ad altri trovati in varie zone della Toscana, sono andati dispersi.

    Innocenzo Buonamici aveva ereditato tra i beni della famiglia la villa di Savignano, un edificio che si vede ancor oggi (ed ha ambienti utilizzati a fini turistici) all’inizio del paese, sulla sinistra della strada di accesso al paese, in posizione soprelevata. Nel ‘300 apparteneva ai Migliorati come casa torre a dominare la valle, poi passò ai Buonamici, tra i quali si distinse il Giovanfrancesco ambasciatore alla corte di Spagna nel ‘500. Sposò Alessandra Bocchineri, donna di notevole intelligenza, l’ultima persona cui Galileo Galilei scrisse prima della morte nel 1541: era cognata acquisita del grande scienziato, dopo il matrimonio del figlio di lui (Vincenzo) con Sestilia Bocchineri.

    Savignano è un caratteristico borgo, tutto di edifici in pietra locale (alberese della Calvana), uno spettacolo in ambiente naturale, lungo la strada di mezzacosta di collegamento da un lato con la villa di S.Gaudenzio e la pieve di Sofignano, dall’altro con la via degli Schizzi, Fabio e Faltugnano.

    La chiesa di S. Andrea e Donato è di epoca medievale, nominata in documenti del XIII secolo: ha struttura in pietra e stile romanico, con rifacimenti che risalgono al 1922. Alcuni elementi di epoca rinascimentale (colonnina con capitello nel casottino del forno, portale in arenaria arcuato di accesso alla canonica) sono ancora visibili.

    Tra i personaggi legati a Savignano vanno rammentati il pittore fra’ Bartolomeo e lo scultore Lorenzo Bartolini. Fra’ Bartolomeo Dalla Porta era nato qui nel 1469, al secolo chiamato Baccio. Scrisse di lui il Vasari che mostrò “nella sua puerizia non solo inclinazione, ma ancora attitudine al disegno”, già prima di diventare un artista di fama. Il padre, nativo di Montecuccoli, faceva il vetturale e i fratelli restarono a coltivare il podere della Lastruccia, nella zona di Sofignano, dove tornò a trovarli in qualche circostanza. Prese i voti nel 1500 e si trasferì a Firenze, dove aprì bottega di pittura presso porta Romana.

    Anche Lorenzo Bartolini era nato a Savignano nel 1777, dove resta ancora, visitabile (a richiesta) la casa nella quale vide la luce.


    Curiosità e suggerimenti

    A Savignano è stata fondata la Casa della Memoria intitolata a Lorenzo Bartolini, per iniziativa dei proprietari della casa natale dello scultore, che ne consentono la visita. Una targa, apposta per iniziativa di Emilio Bertini autore della più famosa guida della val di Bisenzio del 1881, ricorda la sua nascita il 7 gennaio del 1777. Il padre Liborio era un fabbro ferraio, nativo di Montepiano, dove la sua famiglia dimorava da alcuni secoli. Venne a lavorare a Savignano presso la fattoria che all’epoca apparteneva ai conti Organi. Si innamorò della figlia del fattore Magli e del clima dolce del paese.

    Ancora bambino Lorenzo Bartolini si trasferì a Firenze con la famiglia, studiò presso i fratelli Pisani e a vent’anni lavorò a Volterra in una bottega per la modellazione dell’alabastro. In piena epoca napoleonica, si recò a Parigi dove fece carriera artistica come scultore. A lui venne affidata l’esecuzione della Colonna Vendome e di un busto di Napoleone. I suoi capolavori, compresa la Venere conservata agli Uffizi e la celebre Fiducia in Dio, ci proiettano verso un percorso d’artista di eccezionale valore.

    Si suggerisce di leggere brani delle Memorie di Lorenzo Bartolini (reperibili anche online) mentre si visita la casa che vide i suoi natali, rivivendone il contesto nella serenità di Savignano.


    (testo a cura di Annalisa Marchi)


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