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    Associazione Sviluppo Turistico Valbisenzio

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    Le due Case della Memoria

    Le origini del borgo di Vaiano, ancora leggibile nella conformazione dell’attuale via Braga, con le parti caratteristiche ove erano posizionate le due porte e il vicolo della Portaccia (nei pressi del monumento ai caduti e ai partigiani combattenti), sono medievali. L’abitato è cresciuto nel tempo attorno all’abbazia benedettina prima e vallombrosana poi: restano alcune localizzazioni antiche, come la diramazione della Viaccia (via Gramsci) che incontrava il vecchio mulino della Badia, scende verso il fiume Bisenzio i resti del ponte medievale fatto saltare dai tedeschi nel 1944 (proseguendo in via del Ponte, dopo aver oltrepassato il viale Rosselli) e come le Viottoline (via Giordano Bruno), così denominate nel percorso una volta lungo gli orti e l’oliveta dell’antico monastero, oggi ancora riconoscibile fino alla piazzetta Baroni e a piazza Firenzuola, pavimentate in pietra.


    La Badia

    Il complesso della Badia di Vaiano, nato attorno alla chiesa medievale ha origini longobarde (documentate dal ritrovamento di numerose tombe, una delle quali lasciata visibile), come dice anche la dedicazione a S. Salvatore e una lunetta affrescata visibile in fondo al chiostro (lato chiesa) raffigurante il miracolo di Beirut. Il dipinto si riferisce al periodo in cui monaci orientali perseguitati passarono in Italia, alcuni giunsero fin sull’Appennino portando con sé tradizioni religiose. I monaci avevano il compito di costruire ripari contro le inondazioni del fiume e provvedere alle necessità della strada maestra che passava a pochi passi dal convento. Il loro era un monastero ricco e importante, che funzionava come una grande fattoria, che beneficiava di raccolti di grano, legname, regalie fornite dai contadini di terreni disseminati nella vallata.

    L’imponente campanile funzionò come una torre fortificata sull’abitato, al tempo dell’incursione di Castruccio Castracani nel 1326 e in altri episodi documentati di scontro tra paesani e ghibellini esiliati in questa zona, al confine del Comune di Prato. Dal chiostro medievale, ristrutturato con il contributo dei Medici, si accede al Museo dedicato ad Agnolo Firenzuola, che fu abate in questo monastero e famoso letterato (di cui si può ammirare una raccolta di libri significativi). Aperto sabato e domenica e ad accesso gratuito, il museo propone un percorso di reperti archeologici trovati in loco nelle diverse fasi di scavo che si sono succedute dal 1975 agli anni Novanta del Novecento. Ha un’impronta di arte sacra, con arredi e pannelli riferibili alla religiosità popolare: comprende una sezione di tavole da altare d’epoca che sono appartenute ad altre chiese del territorio e si sviluppa nei locali restaurati dell’ex refettorio e nell’appartamento che fu dell’abate: questo dà l’occasione di ammirare anche i locali dell’adiacente cucinone, recentemente aperto alle visite e adibito a mostre e manifestazioni.


    La villa del Mulinaccio

    Salendo per la strada che conduce a Schignano (in antico dal Viottolone ancora percorribile per passeggiate di collegamento con il cosiddetto Anello della Salute, percorso misto con sbocco nella Ciclabile) si incontra la villa monumentale che fu degli Strozzi, dei Sassetti e dei Vaj. In parte di proprietà pubblica, l’edificio ha un chiesino, Ninfeo e Tinaia di epoca settecentesca. Il nucleo più antico, sorto sopra un vecchio mulino medievale, si compone del cosiddetto palazzo Sassetti, cui si accede da uno scalone per cavalli che immette nel giardino prospiciente il panorama di Vaiano. Caratteristica la fontana quadrangolare al centro e sul lato di settentrione la Ragnaia o Selvatico che accompagnava le ville rinascimentali e le proteggeva dal vento tramontano. Ad acquistare il Mulinaccio fu Francesco Sassetti, banchiere fiorentino che fu braccio destro di Lorenzo Il Magnifico e curatore del banco de’ Medici in Francia e in Belgio.

    Nell’edificio che fu completato dal figlio Cosimo Sassetti, personaggio che con i suoi discendenti era pervaso dalla cultura rinascimentale, visse per qualche tempo il nipote Filippo, autore di una singolare raccolta di lettera scritte durante i suoi viaggi: in Spagna, Portogallo e in India, dove morì nel 1588.

    Le stanze del pianoterra del palazzo dei Sassetti, una volta che vennero nelle mani della famiglia pratese dei Vaj, furono affrescate nel corso del Settecento.


    Curiosità e suggerimenti

    Via Braga, ieri e oggi la via del gusto.

    Già nell’Ottocento, via Braga era la strada principale di Vaiano, attraversando tutto il borgo, e appariva come una sorta di via del gusto, come documentato dalla Guida della val di Bisenzio di Emilio Bertini (1881).

    Non solo e non tanto per la presenza, dei Bardazzi pastai che mettevano ad asciugare la pasta lunga e corta che producevano davanti al cosiddetto “Lastrico” (nel punto in cui verso l’alto si dirama l’attuale via Garibaldi e verso il fiume l’odierna via Gramsci) e nella corte retrostante.

    Proprio sul “Lastrico” si fermò Garibaldi in fuga dalla Romagna, dopo essersi rifugiato al mulino di Pispola nell’agosto 1849 (come dice la lapide sulla facciata della casa una volta Bardazzi), prese un caffè e fumò un sigaro, in attesa di riprendere il viaggio verso Prato e la Maremma.

    Oggi il forno Bertini, poco più avanti, costituisce una presenza storica nel tessuto di via Braga, così come il Biscottificio Steno, che occasionalmente ha prodotto biscotti in forma di sigaro a ricordo del passaggio di Garibaldi.

    Altri negozi di verdure, alimentari, erboristeria accompagnano il percorso di via Braga, fino alla diramazione di via Vannoni (una via nuova aperta nel secondo dopoguerra) presso la quale sorgeva la vecchia bottega dell’Almanacco. Attorno a piazza Galilei e oltre, ecco altri negozi storici di prodotti alimentari (macelleria, bottega dei tipici di Alberto, pizzerie, alimentari, gelateria), nei pressi del luogo ove sorse la Cooperativa Generale di Consumo nel primo Novecento, assalita dai fascisti nell’incursione del 1921, e dove da decenni operava la trattoria La Mamma (soprannome del trattore Ferdinando Bardazzi).


    (testo a cura di Annalisa Marchi)

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