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    Associazione Sviluppo Turistico Valbisenzio

    Si propone, come scopo, la promozione sotto ogni forma dello sviluppo culturale, turistico, sociale, naturalistico e sportivo dilettantistico del territorio della Val Bisenzio.

    Se hai qualcosa da chiedere, sulla Val di Bisenzio, come itinerari, curiosità o cose da fare o da vedere, non esitare a contattarci, cercheremo di darti i nostri suggerimenti!


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  • La Briglia e Popignano

    La Briglia

    L’abitato della Briglia, nell’area di fondovalle più vicina al fiume Bisenzio nasce attorno al 1735, con la costruzione della cartiera voluta dal genovese Clemente Ricci, già esperto nel ramo dell’industria della carta. Un cavallo con briglie sciolte diventa il marchio di fabbrica di questa produzione e dà anche nome alla località.

    Ciò segna la trasformazione della zona, in precedenza solo agricola, all’insegna delle attività industriali che, in uno stesso sito, vedono nascere nel secolo successivo una fonderia di rame minerale, ad opera di alcuni imprenditori inglesi, e una fabbrica tessile avviata da Beniamino Forti e sviluppata dai suoi discendenti, fino a che le leggi razziali del 1938 li costrinsero a mettersi in salvo in Svizzera e poi negli Stati Uniti.

    Al loro ritorno, dopo la Liberazione, la fabbrica a ciclo completo che aveva impiegato oltre mille operai, non riprese la sua funzionalità e chiuse nel 1957.

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    Due secoli di storia fecero della Briglia una città-fabbrica di valore storico europeo, sia perché attrasse centinaia operai che vi si insediarono con le loro famiglie: in cerca di occupazione, ma anche di una qualità della vita sociale testimoniata dalla denominazione “Conca d’oro” che assunse popolarmente.

    Della vicenda industriale restano tracce in alcuni manufatti, individuabili nell’abitato: in modo particolare il Palazzo dell’orologio, che contiene l’edificio dell’antica cartiera, e la ciminiera quadrangolare sovrastante i capannoni in abbandono, testimonianza ancor oggi della fonderia di rame avviata nel 1845.

    Una segnaletica innovativa realizzata di recente dalla Fondazione CDSE, sotto forma di n. 7 pannelli con rimandi a testimonianze sonore, permette di muoversi alla scoperta della storia della Briglia: dalle origini del villaggio fabbrica legate alla ricchezza d’acqua del fiume, le cui acque furono imbrigliate e deviate con un gorile, appunto per servire le lavorazioni industriali: compresa una quella delle piante di ginestra che crescevano sul vicino monte delle Coste, nella breve esperienza dell’imprenditore inglese Percival, dopo quella della fonderia di rame.

    Le tematiche del percorso propongono una serie di foto storiche estremamente suggestive, partendo da quello che al tempo dei Forti era l’ingresso del lanificio fino al cosiddetto Casone, prima dormitorio, poi case operaie affittate ai dipendenti (ora di proprietà privata). Di particolare interesse (e quindi da visitare nel percorso) è la ricostruzione dei reparti della fabbrica e della vita operaia che vi si svolgeva, grazie alla testimonianza di Ferruccio Nardelli, raccolta nel 2003: un vero e proprio viaggio nelle diverse lavorazioni e nell’organizzazione che i Forti avevano costruito.

    Per conoscere da vicino i personaggi, le parentele, le vicende dei Forti e dei Bemporad, che vissero alla Briglia nella prima metà del Novecento, la ricerca dei pannelli dedicati a queste famiglie dà esiti davvero sorprendenti per la qualità e la varietà di fonti e testimonianze.

    Il villaggio operaio aveva naturalmente un centro, nella piazza antistante l’ingresso dello stabilimento: la vita sociale si articolava attraverso le realtà innovative (cooperativa, teatro, asilo infantile) attraverso le quali i Forti assicuravano interventi assistenziali o di tutela della fabbrica (corpo dei pompieri e sezione della Pubblica Assistenza).


    Curiosità e suggerimenti

    Le strade della Briglia che parlano della città-fabbrica. In giro per il paese della Briglia, con il supporto della testimonianza di Luana Cecchi (nata nel 1934), è possibile riscoprire le tracce lasciate nella toponomastica dal tessuto sociale che si era creato negli anni in cui operava la fabbrica Forti.

    “Via del Lei”, ad esempio, (presso il varco del portone d’ingresso allo stabilimento) evocava la deferenza che era riservata agli impiegati e al padrone (soprattutto nell’ottica del paternalismo ricercato dai Forti verso i loro dipendenti).

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    “Via dei Salotti Debiti “ (come popolarmente era chiamata la strada ove erano collocate le case degli operai) aveva invece assunto un significato molto particolare: alludeva allo spirito spesso emulativo (rispetto alle mode) che pervadeva alcuni operai. Si ricorda infatti che molti di essi sfruttarono l’opportunità di acquistare a rate (trattenute sul salario quindicinale) mobili nuovi (arredo da salotto) dello stesso stile vagamente Liberty, come quelli venduti dal negozio di Torello Vannini a Prato, in via de’ Banchi.

    Accedendo da via Spartaco Lavagnini in piazza Mazzini, si vede l’edificio (oggi abitazione privata) che fu sede del teatro voluto dai Forti, assieme alla Biblioteca Circolante, con libri dati in prestito con il pagamento di pochi spiccioli. Quanto resta di questi libri, accuratamente timbrati, sono conservati e si possono vedere presso la Fondazione CDSE che a sede a Vaiano.



    WhatsApp Image 2023 05 08 at 12 40 28Popigliano

    Storia del territorio

    Per raggiungere questa località dalla strada di fondovalle bisogna imboccare quella che risale il versante sinistro in direzione della chiesa di S. Miniato di Popigliano (secolo XIII), che ne costituisce il più antico nucleo abitato.

    In posizione dominante e lungo il collegamento che univa la val di Bisenzio con la Collina di Schignano (quadrivio importante, per raggiungere Montemurlo e Figline di Prato), Popigliano fu sede di una curtis medievale e di un gastaldo (una sorta di fattore) al servizio della Badia di Vaiano che aveva possedimenti agricoli e boschivi fino in questa zona. Qui nel 1326 gli uomini di Popigliano e di Schignano armati sbarrarono il passo alle truppe di Castruccio Castracani che si era appena impadronito di Pistoia. La comunità Popigliano, di cui facevano parte contadini in poderi sparsi secondo il modello mezzadrile, già nel basso medioevo costituiva una realtà dinamica sia nella gestione delle terre comuni sia nella difesa di quella che era una delle 48 ville del distretto pratese.

    I poderi di questa zona, nei secoli successivi entrarono a far parte dei beni della Fattoria del Mulinaccio.

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    Tra ‘700 e ’800 l’area cominciò a perdere la sua importanza con lo svilupparsi dell’agglomerato sottostante che prese il nome de La Briglia e si impose per le sue attività industriali che utilizzavano le acque del fiume Bisenzio.

    Curiosità

    Fin dal Medioevo Popigliano era collegata ad alcune vie di pastura che la univano a Grisciavola (con chiesa oggi non più esistente nata da un insediamento longobardo), Schignano e Cerreto di Prato. La strada principale scendeva fino al Bisenzio in località Camino e lo attraversava proprio nel punto in cui verrà realizzato il ponte, allo sbocco della galleria della Cartaia, di collegamento con la Pista Ciclabile.


    Curiosità e suggerimenti

    Dalla chiesa di Popigliano, puntando verso sinistra, è possibile percorrere un itinerario in mezzo al bosco denominato La Treggiaia, nome con il quale si indicavano le vie carrarecce nella rete viaria poderale, in particolare in collegamento con la villa del Mulinaccio che era la sede della fattoria di cui facevano parte anche i poderi dell’area circostante.

    Tali poderi (oggi tutte abitazioni private) erano a Popigliano quelli di Poggio I e Poggio II, Poggiale, Buzzotto, Grisciavola, Colombaia, Bellosguardo e Serilli. In particolare la casa colonica di Bellosguardo fu, durante la lotta di Liberazione, tappa di squadre partigiane che operavano nella zona e rifugio di fuggiaschi (come l’ebreo Oscar Strick Leavers di Trieste, impiegato nel 1944 della fabbrica Forti).

    Serilli era il podere che si trovava in posizione superiore rispetto a Popigliano, la località è ancora oggi riconoscibile, risalendo la strada che raggiunge la Collina di Schignano


    (testo a cura di Annalisa Marchi)



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    Via della lana e della seta

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    • Tappa 4Castiglione dei Pepoli / Vernio

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