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    Associazione Sviluppo Turistico Valbisenzio

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  • Schignano

    Il nucleo abitato del paese, attorno alla chiesa di S. Martino, è di epoca medievale, come la parte superiore (detta “Parterre”) della strada che punta su Villamagna, toponimo di origine romana, come il nome stesso di Schignano, da insediamenti che nacquero in antico. Secondo la tradizione popolare a Villamagna sarebbe sorto un convento dalla cui ristrutturazione sarebbero poi derivate le abitazioni private. Per secoli Schignano era nell’area di influenza della Badia di Vaiano, che aveva nella zona molte proprietà boschive e campi coltivati.

    L’impianto della chiesa risale al basso medioevo, ma l’edificio attuale ci riporta alla prima metà del ‘700, sia nella facciata, sia nel portale e nella finestra con mostre in arenaria. Di epoca precedente è il campanile, nel quale si conserva la campana della preesistente chiesa di S. Leonardo a Casi, in posizione sottostante, ma dismessa nel XVI secolo, per diventare prima casolare di un podere e, in seguito, abitazione privata. Alle pareti del piccolo coro della chiesa di Schignano sono collocate alcune tele di arte sacra che risalgono al Seicento.

    La canonica, adiacente a tale edificio, venne ristrutturata nel Settecento: conserva un portale cinquecentesco sormontato da uno stemma ed un elegante scalone curvilineo a doppia rampa che scende nell’antico giardino. In prossimità della chiesa si trova la località denominata, fin dai documenti medievali, come Ristaccio, dal quale scendeva verso la villa del Mulinaccio una via di collegamento. La fattoria dei Vaj per un paio di secoli gestì la fattoria di Schignano, con tinaia e magazzini per conservare le derrate dei mezzadri che lavoravano i diversi poderi della zona.

    Nel nucleo antico di Schignano per secoli conservarono alcune proprietà il Capitolo di Prato e i Targetti, soprattutto nella zona del Palagio.

    A poca distanza dalla chiesa era situato il podere lavorato nel 1944 dal contadino Leone Mengoni, ucciso dai tedeschi l’11 giugno di quell’anno, a seguito di un rastrellamento che voleva rispondere al ferimento di due soldati in uno scontro con i partigiani, sopra il Vado, località posta sulla strada che porta a Migliana. In quella circostanza fu dato fuoco alla casa, alla capanna e al pagliaio del podere.

    Da febbraio a settembre del 1944 operò nella zona una grossa formazione partigiana, inizialmente intitolata ad Orlano Storai, poi ai fratelli Buricchi: si trattava del più grosso contingente del Pratese, quello che la notte del 5 settembre scese verso la Pesciola, per liberare Coiano e la città di Prato. Intercettati dai tedeschi e coinvolti nella battaglia di Pacciana, 29 partigiani fu catturati e impiccati a Figline il giorno successivo.

    I Faggi di Javello


    Curiosità e suggerimenti

    Prato Tondo e Vallupaia, nel percorso del tempo libero avviato nel 1969.

    Di turismo nell’area di Schignano si cominciò per la prima volta a parlare nel 1969, quando il sindaco di Vaiano del tempo (Fiorenzo Fiondi) inaugurò la strada che congiungeva Vaiano con Schignano. Prima di allora il collegamento avveniva attraverso una mulattiera che si inerpicava verso La Torre sopra Castagneta e faticosamente consentiva di arrivare a Schignano. Fu dopo il 1969 che si pensò ad acquisire le aree e a realizzare a Prato Tondo e a Vallupaia, due zone per il turismo della domenica e del tempo libero, oggi attrezzate e fruibili.

    Si tratta di aree verdi, raggiungibili facilmente tramite strada e particolarmente apprezzate dal pubblico. Prato Tondo è a metà strada tra Vaiano e Schignano, lungo la via panoramica inaugurata nel 1969, ancora oggi assai piacevole da percorrere.

    Vallupaia è la zona, sopra il paese di Schignano, che mette in collegamento con i Faggi di Javello, fatti piantare a metà ‘800 dal cavalier Giuseppe Vaj, membro dell’Accademia dei Georgofili e proprietario della villa e fattoria del Mulinaccio. Fu in questa area che si posizionò la formazione partigiana denominata prima Brigata Storai e poi Brigata Buricchi, espressione dei combattenti per la liberazione nazionale dell’area pratese.


    (testo a cura di Annalisa Marchi)

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